venerdì 8 aprile 2011

San Michele aveva un gallo

Giulio Manieri, un anarchico insurrezionalista di origini borghesi, verso il 1870, in seguito all'unità d'Italia guida un colpo di mano in un apiccola città. L'impresa fallisce, perchè immatura e mal preparata, e il capo viene condannato a morte. Mutata la pena in ergastolo, Manieri riempie la sua cella solitaria di fantasie: parlando con se stesso, finge di immaginarsi tra i dibattiti politici cui era frequentatore assiduo e impegnato, e finge addirittura di trovarsi nel bel mezzo del successo della rivoluzione contro il Governo. Ripete sempre le strofe di un ritornello che sua madre gli cantava da bambino "San Michele aveva un gallo", appunto. Questo è l'unico modo che gli permette di vincere l'isolamento e la segregazione distruttiva della prigione e resta, in un certo senso, vivo, perchè la sua cosicenza rimane viva negli ideali che sosteneva e in quello in cui aveva sempre creduto; finchè essi rimangono vivi in lui, anche se nella fantasia e nella "pazzia" rimane in vita si chiude nell'ottimismo di un'ancora possibile rivoluzione che renda la società più giusta e più vera per gli uomini. Passati dieci anni, durante il trasferimento in un carcere su un'isola di Venezia, incrocia una barca che porta in galera altri sovversi, e scambia con loro qualche parola, quanto basta per capire le differenze enormi tra la sua e la loro generazione di sovversivi; per lui la giustizia e l'anarchia erano veri ideali; per questi giovani sono solo un modo di ribellarsi allo stato delle cose, senza prospettive future di giustizia per tutti. E vede così gli ideali in cui aveva sempre creduto ridotti a una "moda", come oggi stesso noi vediamo nel modo di fare la politica di certi uomini. Gli uomini hanno sostituito il sogno di una politica che serva all'uomo, con una lotta all'avventurismo. Per gli ideali di Manieri non c'è più posto e il suo ottimismo si trasforma in un irrimediabile pessimismo che conduce alla disperazione e all'atto estremo di follia di gettarsi nella laguna e affogarsi. Espressione di urgente necessità di realismo, nella realtà che oggi affrontiamo, tra il pessimismo disperato di pochi e il cieco ottimismo di molti, senza comprendere che la politica, prima di tutto, deve rispondere ai bisogni e alle necessità di una vita più giusta che ogni uomo ricerca. 

San Michele aveva un gallo, Italia, 1972, regia di P. e V. Taviani

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