martedì 12 aprile 2011

Le parole della politica: Democrazia

Nel nostro Paese, la democrazia è una forma di governo della società, basata sulla divisione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) esercitati da organi istituzionali (Parlamento, Governo e Magistratura) tra loro indipendenti.
Vi sono poi organi istituzionali a garanzia della corretta applicazione della legge fondamentale, la Costituzione, come il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale. Il potere, tramite questa complessa architettura, è nella titolarità del popolo, che, tramite i diritti riconosciuti a tutti i cittadini, lo esercita, come, per esempio, nel diritto al voto.
Ma, ancora più al fondo, un paese è democratico, quando sono rispettati e continuamente promossi i diritti fondamentali della persona a una esistenza dignitosa, al lavoro, alla famiglia, alla possibilità di partecipare alla vita della società e alla vita politica, alla libertà di espressione, di manifestazione del pensiero, alla ricerca, alla cultura, all’informazione indipendente, al dialogo e al confronto, all’impresa economica, al rispetto reciproco, alla salute. Alla pace. E a tanti altri aspetti della vita di una persona che sono descritti nella Costituzione stessa.
Nata dalle ceneri dei diversi assolutismi, la democrazia ha una funzione vitale e una possibilità di costante revisione nell’ambito delle sempre nuove condizioni in cui si svolge la vita delle persone, dei gruppi, delle comunità, degli stati in cui vivono e delle relazioni internazionali.
Oggi, nel nostro Paese, a causa di una sempre maggiore influenza della mentalità dominante, di un potere mediatico concentrato nelle mani di pochi (il cosiddetto “quarto potere”, cioè l’informazione, che dovrebbe entrare nella logica di indipendenza dagli altri poteri se non se ne vuole subire la devastante influenza) che propone modelli di vita superficiali e individualistici, la democrazia rischia di essere un impianto giuridico che non trova più un senso, un collegamento con la vita delle persone. La politica, massima espressione della cultura che cerca i mezzi per una convivenza umana e un progresso rispettoso del bene comune e che dovrebbe avere come centro della propria azione l’uomo, oggi è soprattutto azione di forza, mossa da interessi economici e personali.
La politica in Italia, con il cosiddetto “berlusconismo”, tenta di svuotare di senso la democrazia in vari modi, ma senza dubbio attraverso la soppressione di un elemento vitale della vita sociale e politica: il pluralismo. E ciò comporta diverse conseguenze:

- Grazie alla realizzazione del cosiddetto bipolarismo si è inserito nel dibattito sociale un meccanismo mai conosciuto secondo cui o si è di una parte o si è dell’altra. Si è inserito un elemento che ha privato la cultura, la vita sociale e il confronto politico dell’attenzione alle presenze, alle esperienze, alle voci che compongono il tessuto della nostra nazione. Si è tolta dignità a espressioni politiche e partitiche che pur rappresentano una visione della realtà che merita spazio.
- Questa rovinosa caduta della vita democratica, condivisa dai due poli dello schieramento politico italiano, ha avuto il suo strumento operativo nell’attuale legge elettorale, che ulteriormente depotenzia la libera espressione del voto, tanto che non esiste più la possibilità di esprimere la preferenza ai candidati che si presentano alle elezioni.
- Il consenso al “premier”, così fraudolentemente ottenuto e esaltato dalla “volontà popolare”, lo “legittima” sempre più nel tentativo di fare a meno degli altri poteri, che non hanno la sua “forza” di legittimità: il Parlamento discute sempre meno delle questioni importanti, la Magistratura viene messa in dubbio, il Capo dello Stato è espressione di una parte politica così come la suprema Corte e così via.
- Le parole della politica vengono sempre più stravolte e rese ambigue: basandosi su una sorta di fiducia personalistica, al capo dell’esecutivo basterà continuamente fare promesse, come in una specie di campagna elettorale senza fine, per ottenere plausi e consenso.
- Le sue personali e pubbliche possibilità economiche fanno il resto: in una logica di becero mercantilismo tutto può essere comperato, anche la maggioranza in parlamento, la testimonianza in un processo, la patente di cattolico.
- I luoghi delle decisioni, quelle vere, quelle legate all’interesse dell’oligarchia al potere, non sono più quelli istituzionali, sono invisibili e fuori da ogni controllo.

Dunque, per parlare di democrazia, occorre riferirsi all’esperienza concreta, alla lotta che sempre si necessita come condizione per partecipare alla vita sociale e politica, alla sicura appartenenza a una identità in cui riconoscersi, per essere così capaci di confronto e apertura, per non essere “pecore matte” a disposizione del demiurgo di turno. Vivere la democrazia è vivere un’esperienza di umanità, grazie alla quale si partecipa alla vita di tutti con coscienza e cultura, umanità e apertura, sapendo che nulla è definitivo (quando comincia la sclerosi si avvicina la morte, anche sociale e politica) ma tutto è in divenire. Le leggi, gli ordinamenti devono consentire questo costante sviluppo e devono prevedere gli strumenti per bloccare i sempre presenti tentativi oligarchici.
C’è, in conclusione, un aspetto fondamentale da tenere presente: gli uomini sono per loro natura esseri sociali. Come disse Giorgio La Pira: “la personalità umana si svolge progressivamente in una serie di organismi – da quello familiare, a quello territoriale, di lavoro, di classe, politico, culturale, religioso – che la integrano e la elevano”. La democrazia deve garantire questo percorso.

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